La valutazione delle investment banks, anche non quotate, riveste un’importanza crescente in un mercato in cui gli assetti proprietari cambiano frequentemente e la tipologia di attività delle banche d’affari si modifica, alla ricerca di nuovi mercati e di prodotti innovativi da offrire alla clientela. Vi può essere anche un interesse di tipo interno alla valutazione, ad es. nell’ambito di piani di stock option per i key managers o ancora nella valutazione ai fini IAS del fair value di partecipazioni in investment banks o per l’impairment test dell’avviamento o ancora per l’esercizio del recesso. L’analisi dei modelli di business è un presupposto fondamentale della valutazione, considerando i margini di redditività e i flussi finanziari che derivano dal conto economico, che riflette anche la tipologia di banca d’investimento oggetto di valutazione. L’attività può essere infatti polifunzionale o dedicata a specifiche aree di intervento, discriminando in tal modo tra investment banks articolate anche geograficamente e con dimensioni tipicamente rilevanti, rispetto a realtà di nicchia, che operano come “boutique finanziarie” in specifici segmenti. Le investment banks più grandi e diversificate, di norma inserite all’interno di gruppi bancari o finanziari internazionali, possono perseguire strategie cost driven, ricercando vantaggi competitivi derivanti da minori costi e ampi volumi, sfruttando anche le sinergie intercompany, mentre le banche d’investimento stand alone tipicamente perseguono strategie di differenziazione, offrendo prodotti e servizi particolari, con marginalità anche elevate. Le investment banks devono considerare anche i conflitti di interesse derivanti dall’eventuale appartenenza a gruppi bancari, in cui convivono società con diversi obiettivi e funzioni. Recenti scandali finanziari a livello internazionale hanno imposto una crescente attenzione su tale delicato aspetto, introducendo meccanismi correttivi che segmentano l’attività dei singoli intermediari, delimitandone le sovrapposizioni; ne derivano una maggiore trasparenza ma anche costi aggiuntivi di compliance e di governance, che impattano sulla valutazione.